mercoledì 3 ottobre 2012

Nella foresta con gli Akka

[Laos]  Luang Nam Tha è poco più di un villaggio lungo la strada principale, ha comunque una buona struttura ricettiva con guesthouse economiche e pulite, tutte fornite di zanzariere sia alle finestre che sopra il letto, una doppia sicurezza certamente utile. In Laos la malaria è endemica e del tipo più pericoloso, per cui bisogna ben proteggersi, con spray antizanzare sulla pelle e coprendosi bene soprattutto all’alba e al tramonto.

Facciamo un’escursione notturna di poche centinaia di metri dentro la foresta pluviale e scopriamo una cosa stranissima: normalmente, camminando di notte in un bosco, un po’ di luce filtra dal cielo e si vedono almeno le sagome degli alberi. Nella foresta pluviale invece la vegetazione è così fitta che copre completamente il cielo e qualsiasi  forma di luce. Se si spegne la pila non si riesce nemmeno a fare un passo, è come essere dentro una stanza buia ed ermeticamente chiusa. Una situazione angosciante.

Oggi abbiamo noleggiato una moto e fatto un lungo giro di 130 km verso Muang Sing per vedere i villaggi dell’etnia Akka, situati nella foresta. Le case sono costruite su palafitte per evitare gli allagamenti durante la stagione delle piogge e i tetti sono in lamiera o paglia mentre le pareti sono fatte di legno o con foglie di palma intrecciate. I fuochi all’aperto servono a riscaldare pentoloni di misere brodaglie e i vestiti stesi sono gli unici colori vivaci del villaggio. La povertà di questi posti è a livelli africani. Nel tragitto ci prendiamo un bell’acquazzone, che in mezzo ai raggi di sole, rende il paesaggio ancora più affascinante. 

Nel nostro giro arriviamo in un gruppo di case dove ci sono bambini nudi che corrono tra i sentieri di terra rossa, uno è seduto nel fango con una ciotola di cibo, è molto piccolo ma già capace di fare palline del riso e portarsele alla bocca. Una donna si avvicina e denudandosi mi mostra una grande ferita infetta sulla schiena, mi chiede dei medicinali che purtroppo non ho. Poco lontano gli uomini del villaggio ci invitano continuamente a comprare dell’oppio.

La regione dove si incontrano Laos, Thailandia e Birmania è il famigerato "Triangolo d’Oro", la seconda area asiatica per la produzione dell’oppio dopo la "Mezzaluna Crescente" tra Afganistan e Pakistan. Il commercio di questa sostanza divenne particolarmente remunerativo tra gli anni sessanta e settanta quando gli americani s'intromisero in questo lucroso mercato, ampliandone gli sbocchi su scala mondiale. L'oppio divenne per la CIA il mezzo per finanziare le operazioni di guerra in Indocina. Negli ultimi anni il governo del Laos, pur contrastandone la produzione, non l’ha mai vietata in modo decisivo perché è sostanzialmente l’unica fonte di sostentamento dei contadini della zona. 

Tornando verso casa lo sguardo resta su quelle fitte montagne e sulla vegetazione che le fa sembrare come di spugna. Arriviamo in paese che ci sono già le prime luci della sera e subito dopo inizia una  pioggia torrenziale, chissà se quei tetti di paglia riusciranno a tenere tanta pioggia.
Donne Akka nella foresta pluviale
Le case sono costruite su palafitte 
Un villaggio nella foresta lungo la strada per Muang Sing
Ci si lava al fiume o alla fontana del villaggio

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