lunedì 3 dicembre 2012

Il teatrino delle assurdità

[India]  Se di prima mattina impieghiamo solo tre quarti d’ora ad arrivare a scuola, il ritorno è un delirio. Man mano che ci si avvicina al centro della città la congestione aumenta, tanto da diventare completamente impossibile avanzare con qualsiasi mezzo, e se si scelgono le ore che precedono il tramonto, diventa impossibile  anche girare a piedi. I ciclorisciò si incastrano così bene tra di loro che non c’è un solo spiraglio per passare, si può solo scavalcare, un buon modo per farsi del male. Le moto hanno gli specchietti retrovisori reclinati verso l’interno, qualsiasi sporgenza non durerebbe più di qualche decina di metri.

Il tutto comincia quando usciamo da scuola e dobbiamo percorrere qualche centinaio di metri a piedi prima di raggiungere il punto di ritrovo dei risciò, un bell’antipasto di polvere dovuta ai mezzi che escono dalla carreggiata per il triplo sorpasso. Le trattative per arrivare in città partono da 200 rupie (3€), non male, la mattina per arrivare fin qui, ne sparano 300. Ma si sa, in città tutto è più caro. Si arriva abbastanza velocemente a 150 rupie, ma per scendere ancora bisogna condividere il viaggio con altre persone: una volta eravamo in dieci, su un mezzo costruito per quattro.

Ogni giorno si cambia autista e ogni giorno si fa una strada diversa. Tutti hanno le loro scorciatoie e soprattutto le loro paranoie: c’è chi si ferma per pisciare, chi per mangiare, chi per salutare la moglie, ecc. Una volta abbiamo attraversato delle piccolissime vie, nella parte vecchia della città, dove sbirciando dentro la porta di casa si vedevano dei letti e la stalla nella stanza accanto. Spesso ci addormentiamo, malgrado i sobbalzi dovuti alle continue buche sulla strada.

L’inquinamento a cui siamo sottoposti è folle e ormai ci siamo quasi rassegnati, sperando che qualche mese in queste condizioni non lasci tracce nei nostri polmoni. Persino le mutande diventano nere. Tentiamo un minimo elenco: tubi di scarico nel traffico intasato, polvere alzata dai mezzi che stanno davanti, vecchi generatori di energia elettrica che sbuffano nuvole di fumo nero (ogni negozio ha il suo) e, soprattutto, i mille fuochi lungo la strada dove si bruciano le immondizie piene di plastica, diossina pura che donne e bambini si respirano senza problemi mentre si scaldano intono al fuoco.

Il risciò ci lascia sempre due chilometri prima del Gange, dov’è il nostro albergo. Uno dei motivi è che quelli di Sarnath non hanno il permesso di entrare nella città vecchia, l’altro è che rimarrebbero incastrati nel traffico. Così continuiamo a piedi, o con un cicloriscò, che generalmente preferiamo per non venire falciati da moto o biciclette impazzite. In India il pedone è l’ultimo ad avere la precedenza, anche se si trova sul marciapiede. Tuttavia mi arrabbio con le moto che arrivano a tutta velocità sui pedoni, agito le mani, ma senza ottenere altro risultato che scacciare le mosche.

L’ultimo tratto, quello intorno a Godolwa, è un concentrato di pazzia. Le uniche a non curarsene sono le mucche, stese in mezzo alla strada per sfidare il delirio umano. E mentre cerchiamo di avanzare in mezzo a tutti questi casini, c’e sempre quello che ti alita addosso: “hashish, marijuana?”.

Il nostro teatrino preferito sono comunque i dentisti sulla strada. Ci fermiamo ogni giorno ad osservare come tolgono e curano i denti in mezzo al traffico, con il cotone appoggiato per terra e la fogna come lavandino. L’ultima volta il “dentista” ha tolto un molare ad una donna, mentre entrambi erano seduti sull’asfalto e lui aveva appena appoggiato le mani per terra. Viene fatta comunque un po’ di anestesia, ma con lo stesso ago per tutti. “Questo dentista è molto bravo!”, mi urla un paziente in attesa. Fingo un sorriso e mi chiedo quanto può essere profondo il pozzo delle assurdità.

Dopo un’ora e mezza di viaggio arriviamo in albergo, distrutti. Malgrado tutto, questa follia ci piace.
  
Ingorgo...come si esce da qua?
 Il dentista forse non ha pagato l'affitto
L'unico sano...era il dente
Contromano

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