lunedì 11 marzo 2013

Esperimenti culinari a Georgetown

[Malesia]  Georgetown è una meraviglia, un concentrato di culture che non può lasciare indifferenti.  Questa piccola città malese rende l’ex isola coloniale di Penang una delle più interessanti dell’Asia, insieme alle più famose Singapore, Hong Kong e Macao. Nata verso la fine del 1700 per opera di un capitano della Compagnia delle Indie Orientali, è più antica di Singapore e un ottimo posto per osservare le vestigia dell’epoca coloniale. 
 
Il centro storico, lambito da enormi grattacieli, si gira tranquillamente a piedi. Le basse case hanno il primo piano quasi sempre riservato a botteghe di artigiani e piccoli negozi che offrono qualsiasi cosa. Quelli che vendono il tè sono particolarmente carini e spiccano per la loro eleganza. Bellissime le guest house ricavate sulle vecchie case, con le lanterne cinesi all’ingresso. Noi invece siamo alla Star Lodge, in Lebuh Murtri, senza lanterne, ma con i due anziani proprietari cinesi che sono una vera macchietta.

Particolarmente bella la dimora storica Cheong Fatt Tze Manison, costruita alla fine del 1800 da un ricco mercante cinese, chiamato il “Rockefeller d’Oriente” per le sue ricchezze. E’ stata annoverata dalla Lonely Planet tra le 10 dimore storiche più belle al mondo. Si può visitarne solo una parte, perché dopo la ristrutturazione è stata adibita a boutique hotel. Nell’elenco delle dieci dimore, come scritto in un articolo all’ingresso dell’edificio, c’è anche una dimora italiana: Villa d’Este. 

Altro palazzo che ci ha affascinato è l’Estern e Oriental Hotel, un vecchio albergo di lusso ben ristrutturato. Negli anni ’20 era considerato l’albergo più lussuoso di tutto l’oriente. E’ stato simpatico essere accompagnati nella hall da un portinaio vestito con pantaloncini corti, calze al ginocchio e cappello marrone a falda larga in stile (anche lui) coloniale. L’albergo, oltre ad aver ospitato personaggi come Herman Hesse, Charlie Chaplin e Rita Hayworth, è stato scelto anche dal nostro Tiziano Terzani, come ha scritto lui stesso in “Un indovino mi disse”.

Forse, quello che più ci ha colpito della città, è stata la sua offerta culinaria. Tra i negozi di chiromanti, il fumo azzurro dei bastoncini d’incenso e l’opera cinese, c’è anche la fantastica cucina indiana, quella cinese e quella malese, ognuna nel rispettivo quartiere. Particolarmente buoni i Murtabak, delle specie di piadine ripiene di carne e cipolle tritate, pesce, oppure vegetali. Si trovano da Hameediyh in Lebuh Campbell, una delle vie principali.

In questa città abbiamo anche ritrovato dei barboni che chiedono l’elemosina o dormono sotto i portici. Ce ne eravamo dimenticati, in Birmania e Thailandia sono quasi inesistenti. Una di queste homeless, con grossi problemi mentali, ha la sua dimora di cartoni proprio sotto la finestra della nostra camera, si lamenta e urla tutta la notte per chissà quale disperazione. Tra lei e il canto del muezzin c’è un vero concerto ogni notte. Ma il culmine si è raggiunto quando ha dato fuoco ai cartoni e alle immondizie che aveva intorno, Abbiamo chiamato  la polizia che ha spento il fuoco … ma per fortuna la poverina è ancora lì, nel suo posticino, a ricordarci che non tutti sono fortunati nella vita.

La dimora storica Cheong Fatt Tze, una delle residenze più belle al mondo 
 La hall dell'Estern e Oriental Hotel
Una delle vie della città vecchia di Georgetown
Particolare della Cheong Fatt Tzeme con portantine d'epoca

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