venerdì 5 aprile 2013

Da Canberra a Melbourne accompagnati da filari di eucalipto

[Australia]  Il primo giorno facciamo 200 km, il secondo 380 e il terzo 470, arrivando così a Melbourne, 1050 km da Sidney. Tutte tappe di trasferimento. Durante il secondo giorno visitiamo il recente parlamento australiano di Canberra, la capiate amministrativa, posto su una collina. Dall’interno si può salire con l’ascensore fino alla terrazza panoramica, dove si ha una bella vista su tutta la città. Alcune centinaia di metri più a valle si trova il vecchio parlamento, di fronte al quale è in corso l’ormai quarantennale protesta degli aborigeni che rivendicano i loro diritti e la loro terra.

Il modo in cui sono stati tratti gli aborigeni, con maltrattamenti, discriminazioni e allontanamenti dalla propria terra, è una macchia nella storia dell’Australia. Una situazione simile a quella di tutte le colonizzazioni del mondo, dove i nativi sono sempre stati trattati prima come nemici e poi come cittadini di serie B. Ovunque si parla di “integrazione”, ma questo significa sostanzialmente che il più debole deve abbandonare i propri usi e costumi per adeguarsi al più forte. Così è avvenuto, ed avviene, per i nativi americani (gli indiani d’America), per gli Orang Asli della Malesia, per i tibetani, per gli Aztechi, ecc. ecc. …

Dal 1972, sul prato davanti al vecchio parlamento, c’è una roulotte e una tenda dove gli aborigeni spiegano ai turisti la loro tragedia, mantenendo un braciere sempre acceso come simbolo di resistenza e di speranza. Nel corso degli anni il governo ha cercato di spegnerlo più volte, ma è sempre risorto. Ci siamo fermati a parlare con uno di loro: Cohen diceva che lottano perché vengano riconosciuti i loro diritti e per avere una rappresentanza in parlamento. Negli ultimi anni, nel tentativo di recupero della cultura aborigena e visto il numero sempre crescente di turisti che attira questo simbolo di resistenza, si pensa di farne un museo, probabilmente con tanto di caffè shop.

La strada verso Melbourne del secondo giorno è tutta un susseguirsi di basse colline verdeggianti, con mucche al pascolo e greggi di pecore. Ogni tanto si aprono enormi distese pianeggianti che si perdono a vista d’occhio, con “macchie” più verdi dovute agli alberi, prevalentemente eucalipti, intorno ai quali volano dei bianchi pappagalli il cui verso ricorda il fastidioso gracchiare delle cornacchie. Sull’asfalto incrociamo spesso dei canguri morti causati dagli scontri notturni con i mezzi che transitano e questo ci convince che di notte non dobbiamo proprio guidare.

Arriviamo a Melbourne prima del buio, per fortuna Mauri ha un navigatore, regalatogli dallo zio australiano, altrimenti sarebbe ben più complicato entrare in città. Il navigatore non viene aggiornato dal 2008, creandoci inevitabilmente dei problemi soprattutto in centro, ma è sicuramente molto utile.

Le città australiane si assomigliano un po’ tutte con grattacieli di vetro, cemento e ferro, che si stagliano su cieli dall’azzurro intenso. Melbourne, la seconda città dell’Australia per estensione, non fa eccezione. Essendo una delle più meridionali del paese ha tutte e quattro le stagioni, anche se d’inverno non gela mai, ora si sta avvicinando l’autunno e questo sabato ci sarà il cambio dell’ora legale: verrà anticipata di un’ora, così la differenza con l’Italia si ridurrà a 8 ore. Riusciamo a trovare un parcheggio libero proprio in centro, a pochi passi dal museo nazionale, un’area di basse villette. Un signore anziano di origine greca esce di casa e ci guarda incuriosito, pensiamo che ci dica di andare via da lì, di non campeggiare proprio davanti alla sua bella casa, invece non è così, voleva solo scambiare due parole e raccontarci della sua amata Sparta, dov’ è nato e dove ha lasciato i suoi ricordi d’infanzia.

Questa sera mangeremo fuori, cercando di spendere sui 10 $ a testa. Se chiedi l’acqua di rubinetto, che qui offrono tranquillamente, nei posti più economici si può rimanere su questa cifra. 

Tronco di eucalipto nel Royal Botanic Garden di Melbourne
 Cohen insieme a Paola. Nel cerchio un braciere sempre acceso, per gli aborigeni simbolo di resistenza e di speranza

Le auto d'epoca...una vera passione per gli australiani



I nudi tronchi degli eucalipti, sono rosa. oppure maculati, come la tuta mimetica dei militari

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