lunedì 6 maggio 2013

Le spiagge di sabbia nera di Bali

[Indonesia]  A Ubud, sulle colline, stiamo  un po’ più freschi e certamente più tranquilli rispetto a Kuta, ma ci manca il mare, dove fare due passi prima di cena. Qui alle 18 il sole tramonta, alle 19 si cena e alle 20 non c’è più nessuno in giro. In compenso abbiamo una bella stanza al primo piano che guarda i tetti della città e, seduti sul terrazzo, ascoltiamo spesso il muezzin della piccola comunità mussulmana invocare a pieni polmoni il nome di Allah.

Fatta colazione partiamo in direzione est con la nostra economica moto: 3 euro per il noleggio di un giorno e benzina a soli 0,4 euro al litro, venduta lungo la strada in bottiglie di Vodka. La prima tappa è la Grotta dell’Elefante, Goa Gajah, scoperta nel 1922, ma la sua costruzione viene fatta risalire al XI secolo. Entriamo in un grande parco, scendiamo una scalinata e osserviamo quello che ci viene detto essere un teatro nel quale avvengono tuttora i combattimenti dei galli in occasione delle feste religiose.

Nel mezzo di un ampio spazio si trovano due enormi vasche, in ognuna delle quali stanno tre doccioni a forma di figure femminili, forse ninfe o divinità fluviali, che gettano acqua nelle fonti sacre. La grotta ha la forma di un viso mostruoso dall’enorme bocca spalancata. La figura mostruosa sembra voler distogliere i visitatori dal proposito di entrare nella grotta, in una sorta di atteggiamento di protezione di qualcosa di estremamente sacro.

Decidiamo di avventurarci all’interno e ci introduciamo nell’inquietante bocca spalancata. Il corridoio è stretto e umido, alla nostra destra, immerso in una atmosfera senza tempo, il volto calmo del dio Ganesh, dal volto da elefante, osserva un orizzonte indefinito. Dalla parte opposta si trovano tre linga, raffigurazione stilizzata della trinità indù.

Riprendiamo la moto e ci prepariamo a percorrere parecchi chilometri, lentamente. E’ domenica, la gente dei paesi è riunita a chiacchierare ai lati della strada oppure in qualche cortile. Ad un certo punto vediamo molte persone vestite in modo caratteristico e ci fermiamo incuriositi. E’ una festa di famiglia che precede il matrimonio che sarà domani. Veniamo subito invitati a mangiare con loro, mentre qualcuno corre a chiamare un invitato che parli inglese. Arriva Nass, lavora nelle navi da crociera, quelle che solcano il Mediterraneo; è un responsabile di cabina, parte per otto mesi all’anno e poi ne passa quattro a casa. Conosce bene Venezia perché c’è stato varie volte. Dopo esserci ben saziati visitiamo il tempio nel giardino della casa, traboccante di fiori per l’occasione e continuiamo la nostra strada.

Con la pancia piena iniziamo la salita del Pura Besakin, il tempio più importante di Bali, per questo chiamato dai locali “Tempio Madre”. Si trova in una bellissima posizione a 1000 metri di altezza, sulle pendici del vulcano Gunnung Agung. E’ un vasto complesso costituito da 23 diversi templi collegati tra loro. Fondato nel XIV secolo, il santuario è stato ingrandito nel corso dei secoli con altre costruzioni, fino a raggiungere le dimensioni attuali. Durante l’ultima eruzione, nel 1963, il vulcano ha ucciso più di 1000 persone e distrutto centinaia di abitazioni. Da allora gli abitanti non hanno mai smesso di fare offerte e di abbellire questo tempio per chiedere scusa agli dei adirati. Nella parte più sacra del complesso sono presenti le caratteristiche torri a gradini che ricordano le pagode cinesi, elevati per sentirsi più vicini alle divinità.

Al ritorno dal tempio prendiamo la strada per Muncan che attraversa una delle più belle zone di risaie di Bali, ci fermiamo continuamente a fare foto. Proseguiamo per Sidemen, anche qui con incantevoli paesaggi di verdi colline e una deliziosa atmosfera rurale. Torniamo tardi perché ci perdiamo dentro la città.

Alla fine rimaniamo quattro giorni a Ubud e l’ultimo lo dedichiamo alle famose spiagge di sabbia nera di Lebih, dove si trovano i templi sulla spiaggia di Pura Masceti e Pura Klotek. Proprio qui vengono portate le statue sacre del Tempio Madre per essere sottoposte al rituale di purificazione. Arriviamo infine a Kusamba, un villaggio dedito alla pesca e alla lavorazione del sale, dove si possono vedere file variopinte di piroghe a bilanciere allineate sulla spiaggia. I pescatori escono in mare solitamente di notte, e gli ‘occhi’ che decorano la prua delle imbarcazioni servono ad aiutare la navigazione nell’oscurità. Molte persone sono chine sulla battigia per raccogliere sassolini neri e rotondi da usare come decorazioni nell’edilizia. Queste spiagge di sabbia nera impressionano per il colore, sembra carbone ma non sporca i piedi. E’ stranissimo come spostandosi di poche decine di chilometri si possa passare da candide spiagge di corallo a quelle nere di origine vulcanica, sulla stessa isola. Bali è piena di sorprese e lentamente ci svela le sue tante bellezze.

Il Pura Besakih è il tempio più importante di Bali
Ultimi raggi di sole sulle risaie
Donne che setacciano il riso
Lebih la spiaggia nera con frammenti di mica che scintillano al sole
Sulla spiaggia di Kusamba le strane piroghe a bilanciere utilizzate per la pesca
Qui non si raccolgono conchiglie ma piccoli sassolini neri

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