sabato 11 maggio 2013

Quant’è bello piantare coralli in un’isola dei tropici

[Indonesia]  Oggi iniziamo la crociera. Siamo titubanti per i pareri contrastanti che abbiamo sentito: qualcuno dice che è bella, altri noiosa. Verificheremo di persona. Partiamo alle 7 con una barca dall’sola di Gili Tawargam per raggiungere Lombok, dove un bus della compagnia ci aspetta per portarci, insieme ad altre 14 persone, al molo di attracco della barca da crociera che si trova a Labuhan, dall’altra parte dell’isola. Per strada facciamo una sosta in un centro commerciale, per le ultime spese, e all’inevitabile fabbrica di pentole di terracotta. Alle due finalmente saliamo sulla “Santosa”. Pranziamo a bordo.

La barca è bianca con le scritte rosse ed è tutta in legno. Nei suoi 25 metri di lunghezza sono state ricavate 13 cabine doppie, con bagni in comune, che possono ospitare al massimo 26 passeggeri. Noi, insieme alla maggioranza degli altri turisti, abbiamo scelto di dormire nello spazio comune del ponte superiore perché costa decisamente meno, ma anche per stare un po’ più freschi. L’equipaggio è composto da 10 ragazzi tutti maschi, due trentenni e il resto sui venti, compresa la nostra bravissima guida Gery.

Verso le 16, dopo due ore di navigazione tra splendidi atolli, ci fermiamo a Gili Kondo, un’isola disabitata dove la Perama Tour (l’agenzia presso la quale abbiamo prenotato questo viaggio) ha una semplice struttura sulla spiaggia che usa per far da mangiare ai gruppi, come il nostro, che passano da queste parti ogni due giorni. Lì Incontriamo il signor Perama in persona, un riccone di 72 anni che cerca di rifugiarsi in questo posto in mezzo al nulla, ogni volta che il lavoro glielo permette. Nel corso della sua vita è riuscito a trasformare una piccola agenzia in un grande business  con una flotta di 40 navi da turismo che offrono lavoro stabile a 100 persone più altre centinaia di stagionali. Malgrado questo, Perama ha conservato la sua semplicità: non ha il telefonino, non ha il computer e nella stessa cucina di fortuna dove i cuochi stavano facendo da magiare per noi, lui ha preparato la sua cena.

Ma le sorprese del sig, Perama non finiscono qui, nel pomeriggio la nostra guida ci riunisce per mostrarci come si può ricreare la barriera corallina, distrutta dai pescatori di frodo che usano le mine come metodo di pesca. Gery ci spiega che basta staccare dei rami dai coralli già esistenti sul fondo del mare e legarli saldamente ad una piccola zavorra di cemento in modo che, una volta messi in acqua, stiano ben fermi sul fondo. Questi rami cresceranno da uno a dieci centimetri all’anno, a seconda del tipo di corallo.

Così ognuno di noi ha preso un ramo di corallo, lo ha legato alla zavorra e lo ha portato in mare. Sul fondo ci sono già dei coralli grandi e molto belli, cresciuti dal 2005, quando è cominciata questa bella iniziativa. In alcune zone ci sono quelli messi da poco, con la zavorra molto evidente, come i nostri. La sera, prima di risalire sulla barca, facciamo i complimenti al sig. Perama per questa bella idea. Ci spiega che ne è molto orgoglioso e malgrado l’età, lui stesso si tufferà in acqua a sistemare i coralli che noi abbiamo messo un po’ a caso. Il 20% dei ricavi della sua azienda viene impiegato in attività di recupero ambientale. Qui deve anche pagare i pescatori perché stiano lontani da questo posto.

La grigliata di pesce sulla spiaggia di Perama è stata buona, seguita da canzoni improvvisate dai ragazzi dell’equipaggio. Saliamo sulla nave verso le 21 e andiamo subito a letto…mentre la barca va lungo la costa nord dell’isola di Sumbawa. Dopo aver navigato tutta la notte, la mattina scendiamo a Puland Satonda, un’isola vulcanica con un lago di acqua tiepida e con una concentrazione di sale pari al doppio di quella marina. Facendo il bagno si galleggia facilmente, quasi come nel Mar Morto.

Salendo un breve sentiero si ha una vista su tutta la baia e sul vulcano Gunung Tambora (2850 m) nell’isola di Sumbawa. Questo vulcano, ci racconta la guida, ha generato una delle eruzioni più devastanti dell’era moderna, causò decine di migliaia di vittime e fu tale da ridurre l’altezza della vetta del vulcano da 4200 m a circa 2850 m. La geografia della regione cambiò per sempre. L’anno seguente passò alla storia come “l’anno senza estate”. Infatti, in tutto il mondo, la luce e il calore del sole furono in gran parte smorzati dall’enorme quantità di cenere vulcanica scagliata dal Tambora verso l’atmosfera.

Dopo questa immersione nella storia continuiamo la navigazione per altre sette ore, sempre costeggiando Sumbawa e passando tra innumerevoli isole ammantate di verde con spiagge bianchissime. Per il tramonto scendiamo sulla spiaggia di Kilo, piena di cavalli al pascolo e mangrovie. Questi due giorni sono stati veramente belli, superiori alle aspettative, ma la meta più importante è quella di domani, l’isola di Komodo, dove ci aspettano i “dragoni”.

La nostra barca, siamo 16 passeggeri più 10 di equipaggio
Giochi d'acqua
Atollo in vista 
Gery ci spiega come piantare i coralli
Ora lo porto in mare...quanto grande diventerà?

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